--------------------------------------------------------------- - Relitti sommersi croce e delizia del pescare a traina - --------------------------------------------------------------- Possono essere fonte di importanti, insperate catture, ma anche rovinare una giornata di pesca Nell’ecosistema marino la mano dell’uomo è da sempre artefice di cambiamenti negativi e di disastri ecologici. Esiste però un caso in cui, pur non volutamente, una disgrazia per l’essere umano crea un vantaggio per il mare. I relitti riescono, con il tempo, ad entrare in simbiosi con il fondo marino, riproducendo l’habitat ideale per moltissime specie. In molti casi questi ammassi di ferraglia creano delle vere e proprie oasi, dove il pesce ed i microrganismi trovano il loro ambiente naturale. Nella traina non tutti i relitti rappresentano il campo d’azione ideale, quelli da prendere in considerazione sono quelli a profondità comprese tra i 25 ed i 70 metri, ma la situazione ottimale si ha quando la carcassa affondata poggia su un fondale fangoso. In questo contesto ci troviamo di fronte ad una vera e propria oasi per gli organismi marini, tanto da potervi trovare specie non presenti in quell’area geografica, stabilitesi per chissà quale ragione. Un’altra considerazione importante da fare è che i relitti inibiscono l’uso delle reti (sia strascicanti che di posta), di conseguenza l’habitat riesce a mantenersi abbastanza vergine. I relitti in genere sono ben segnalati sulle carte nautiche, ma nove volte su dieci, il punto sulla carta non corrisponde al metro con quello reale in mare. Questo è un dato di fatto e spesso è inutile affidarsi ai modernissimi cartografici, convinti di arrivare al primo colpo con precisione su un relitto. La cartografia (sia cartacea che elettronica) può aiutarci ad individuare l’area di ricerca, dopodiché dovremo armarci di santa pazienza ed iniziare una capillare opera di scandaglio effettuando dei giri concentrici o dei passaggi incrociati, fino a trovare il relitto. Ci troviamo di fronte ad una situazione totalmente diversa da tutte quelle abituali di traina. Il relitto può essere paragonato ad una secca, ma le sue pareti ed i suoi picchi sono degli ostacoli ben più pericolosi degli scogli con cui comunemente abbiamo a che fare. Le strutture metalliche rappresentano un’insidia costante per le nostre lenze, di conseguenza dovremo pescare in modo da evitare qualunque contatto con il relitto. Il sistema migliore per impostare una battuta di traina su un relitto è quello di segnalarlo con dei pedagni, in modo da avere dei parametri visivi per effettuare le passate sul bordo, evitando di finire con le esche o con i piombi sul relitto stesso. Una volta individuato, quindi, è necessaria un operazione di monitoraggio mediante lo scandaglio, al fine di individuare i bordi segnalandoli con dei pedagni preventivamente preparati. Fatto questo possiamo iniziare la vera e propria azione di pesca. Il nostro obiettivo principale è quello di effettuare dei passaggi intorno al relitto, cercando di individuare i punti con maggiore concentrazione di pesce. Data la particolarità della situazione in oggetto si dovranno esplorare diverse fasce d’acqua per interessare più specie di predatori. Il relitto, in particolar modo se poggia su un fondale sabbioso, raccoglie gran parte dei predatori che interessano la traina con le esche naturali. Nella parte bassa, ovvero tra il relitto ed il fondo, si possono trovare dentici, cernie e grandi prai, mentre lungo le pareti stazionano e cacciano ricciole e lecce. I pesci serra possono essere presenti in prossimità dei relitti, ma soltanto nel caso questi si trovino su fondali non superiori ai 20-25 metri. Per riuscire ad ottimizzare l’azione di pesca, sarà necessario far lavorare le esche su due diverse fasce d’acqua. Il sistema d’affondamento più versatile ed efficace per pescare a stretto contatto con le esche è il piombo guardiano. Con tale sistema è possibile gestire le esche con maggior semplicità ed intervenire sulla profondità d’azione con rapidità e precisione. Un’esca dovrà lavorare a stretto contatto del fondo sotto costante controllo mediante lo scandaglio, in modo da poter intervenire nel caso si passi troppo vicino alle strutture del relitto. La lenza che lavora a fondo andrà ad interessare prevalentemente dentici, prai e cernie, di conseguenza è preferibile innescarla con cefalopodi (seppie o calamari) anche morti, purché freschissimi. L’esca a fondo dovrà essere manovrata in continuazione, variando la profondità d’azione a seconda delle informazioni dell’ecoscandaglio. La seconda esca andrà fatta lavorare a mezz’acqua e sarà destinata a predatori più nobili come ricciole e lecce. Data la natura di questi predatori e il fatto che l’esca navigherà a mezz’acqua, è preferibile innescare pesci argentei e visibili anche da notevole distanza, come aguglie, cefali, occhiate o sgombri. Data la pericolosità dei fondali in questione, la ferrata deve essere immediata ed il pesce deve essere necessariamente spostato dal relitto nel più breve tempo possibile. ---------------------------------------------------------------