--------------------------------------------------------------- - Magica Vetroresina - --------------------------------------------------------------- A volte può succedere che, malgrado si sia prestata sempre la massima attenzione nel navigare, il proprio amatissimo gommone finisca su quello scoglio a pelo d’acqua, praticamente invisibile, che lo concia veramente male. Cosa fare allora per riparare una carena? Vediamolo! La vetroresina, con la quale sono realizzate le carene rigide dei moderni gommoni, è per fortuna un materiale talmente versatile che in caso di rotture anche vistose può essere abbastanza facilmente riparato. Chiariamo però subito un particolare importante: cio è possibile se si tratterà di falle o anche lacerazioni che non interessino la struttura portante dell’opera viva, nel qual caso sarà indispensabile ricorrere ad uno specialista o addirittura al Cantiere. Vediamo invece come, avendo una certa pratica in materia di vetroresina, si possa rimettere in sesto il proprio battello che, dopo l’urto con lo scoglio, era rimasto a galla solo grazie a quella sua meravigliosa componente di sicurezza che sono i tubolari. Non finiremo mai, infatti, di magnificare tutte le doti di questo tipo d’imbarcazione! Strusciando sul fondale roccioso, e per fortuna ci siamo fermati appena in tempo per non compromettere anche il piede e l’elica del fuoribordo, buona parte della vetroresina della chiglia è stata danneggiata, mentre l’ossatura in legno ha ben resistito all’impatto. Si tratta quindi di effettuare una ricostituzione abbastanza estesa, ma fortunatamente sostenuta dalla struttura lignea della chiglia stessa. Una volta lavato e fatto asciugare accuratamente il battello, lo sistemiamo capovolto su due assi di legno per procedere comodamente all’interno. Con una levigatrice e poi a mano, impiegando carta vetrata di diverse grane, renderemo omogenei e privi di scabrosità i margini della rottura. La scartavetratura dovrà estendersi oltre questi bordi per almeno un paio di centimetri, mettendo a nudo la vetroresina della struttura originale della carena, mediante l’asportazione del vecchio gelcoot. A questo punto seguirà la rimozione, magari con un aspirapolvere, di ogni residuo di lavorazione, seguita da un buon lavaggio con acqua dolce della parte trattata che dovremo poi far asciugare alla perfezione. I materiali da usare per la riparazione in discorso sono: mat (fibra di vetro), stuoia (tessuto della stessa fibra) e gelcoot (resina caricata e colorata) per la rifinitura. Indispensabili sono i guanti di gomma per maneggiare la resina ed il gelcoot, due grossi pennelli per l’applicazione di quest’ultimo e della resina, una spugna per i lavaggi e la pasta abrasiva per la lucidatura finale della parte riparata. Ma vediamo ora come usarli! Ritaglieremo delle toppe di mat e di stuoia (due per tipo) di misura tale da coprire la rottura, sporgendo oltre i suoi bordi di alcuni centimetri per assicurarne un buon ancoraggio. Passeremo poi alla preparazione della vetroresina che dovrà essere unita, nelle dosi prescritte, al catalizzatore per la polimerizzazione. A questo proposito dobbiamo ricordare che dopo la miscelazione col catalizzatore la vetroresina essicca abbastanza rapidamente, per cui il nostro lavoro da questo momento dovrà procedere con speditezza. Quindi impegneremo le toppe con la vetroresina usando il primo pennello (ed i guanti di gomma) e le applicheremo sulla rottura, alternando una toppa di mat ad una di stuoia e così via. Le stesse dovranno essere accuratamente distese a ricostruire la parte avariata, mantenendole sempre ben impregnate ma senza esagerare in accumuli di resina che altererebbero il risultato finale. Ciò fatto, si dovrà lasciare asciugare per almeno tre ore (questo tempo dipende anche dall’umidità e dalla temperatura ambiente) il nostro lavoro di ripristino. Siamo così giunti alla fase finale e dopo un altro lavaggio con acqua dolce ed un’asciugatura di opportuna durata, potremo passare all’applicazione del gelcoot, naturalmente usando l’altro pennello. Il gelcoot va applicato con passate decise ed abbastanza lunghe, la sua stessa struttura nell’asciugatura lo distenderà opportunatamente ripristinando lo strato estetico e protettivo dagli agenti esterni. La finitura potrà essere effettuata con una buona lucidatura con pasta abrasiva per eguagliare la zona riportata al resto della carena. A proposito di questi interventi che risolvono anche problemi non sempre alla portata di tutti, ma che possono essere affrontati da chi si dedica con passione al fai da te, un nostro lettore si è addirittura cimentato nella riparazione della culla di estrema prora per l’alloggiamento del tubolare del proprio gommone composito. Questo infatti aveva subito un urto tale da richiedere lo scollaggio della parte pneumatica per effettuare la riparazione della vetroresina. L’intervento su questa ultima è stato lo stesso che abbiamo già descritto, cui si è aggiunto poi l’incollaggio del tubolare. A sua detta, ed abbiamo visto il risultato finale, la riparazione non è stata particolarmente difficile ed è riuscita molto bene, ma con ciò non si pensi che chiunque possa dedicarsi ad un fai da te del genere, che richiede molta precisione, attenzione ed una manualità spiccata. D’altro canto per chi non se la sente, c’è sempre un tecnico specializzato pronto ad intervenire. ---------------------------------------------------------------